domenica 27 febbraio 2011

Balliamo!


Continua il magico parallelismo tra costruzione della vita che ho in grembo e costruzione della casa dei nostri sogni.


Giugno fu il mese in cui ci buttammo nella nuova avventura.
Cambiamo tutto e concentriamoci su un futuro diverso.


Quella casa di contadini sulla curva di una strada comunale sprofondata tra i dolci filari di moscato delle Langhe poteva essere nostra.
Il profumo umido e muschiato di spesse mura di campagna sarebbe potuto diventare il nuovo aroma della nostra esistenza.
Quei due piani e 4 secoli di vita lasciati da quasi 20 anni nel loro silenzio e nel loro divenire, potevano essere il nostro futuro.
Varcando la soglia, indelebili si fissavano in me profumi, istantanee, emozioni.
L’invadenza del glicine selvatico, che trova passaggio dalle finestre rotte per portare il suo verde dentro la casa. L’acre odore del carbone consumato per anni in una vecchia cucina economica. Mobili antichi e tarlati che conservano una vita che c’era e non c’è più. Il segno del passaggio di topini di campagna che di quei cassetti mai svuotati hanno fatto la loro casa. Una bolletta della Sip; cartoline in bianco e nero.


Giugno fu il mese in cui ci buttammo nella nuova avventura.
Nello stesso mese, e chissà, forse nello stesso giorno in cui individuammo la strada verso una nuova vita, una nuova vita percorreva una nuova strada.
Cambiamo tutto e concentriamoci su un futuro diverso.

Luglio fu il mese dell’offerta e del compromesso, l’accordo informale e non vincolante.
Hanno accettato l’offerta.
C’è già qualcosa di nostro. Proviamo a tenercelo stretto.
Nello stesso periodo il primo medico che mi vide disse che sì c’era sicuramente qualcosa ma non la sicurezza che tutto andasse a buon fine.
C’è qualcosa di nostro. Proviamo a tenercelo stretto.

Il 31 luglio l’appuntamento per la formalizzazione e l’atto notarile. La casa era li ed era nostra.
Un sogno che si avvera, non sembra vero, ma lo è.
Nella stessa settimana la terza ecografia: un piccolissimo cuoricino aveva trovato finalmente posto in una sua ancor precaria casetta. Iniziava l’avventura.
Un sogno che si avvera, non sembra vero, ma lo è.


Da allora all’altro ieri un percorso lungo e tortuoso: mesi di progetti, scelte, rinunce, confronti, sopralluoghi, osservazioni, telefonate, mail, documenti, burocrazie, vincoli, entusiasmi, delusioni, accordi, appuntamenti.
Il progetto prendeva forma. Affrontavamo gli imprevisti pensando che a tutto c’è una soluzione. A volte avevamo la sensazione che i lavori non iniziassero mai, che mai sarebbe partita la ristrutturazione. Ma Siamo in ballo. Balliamo!
E poi, qualche giorno fa arriva l’sms dell’architetto: “Finalmente è arrivato il permesso per i cantiere. Il 28 febbraio iniziano i lavori!”-
Lo stesso giorno, a distanza di qualche minuto, ricevevo la telefonata dell’ospedale che mi confermava il ricovero per il giorno 28.
Iniziano i lavori. Rimbocchiamo le maniche e cominciamo a costruire.


Vita mia, teniamoci stretti e Balliamo!

lunedì 21 febbraio 2011

La voracità

Alle 22, guardando “Cortesie per gli ospiti” mi è venuta l’acquolina (non in senso figurato) vedendo un gruppo di persone che dopo una cena toscana si bevevano un ammazzacaffè versato da una bottiglia ancora brinata di congelatore. Mmm. Cosa darei….

Sono le 23. Ho divorato 3 michette. Delle quali l’ultima spalmata alternativamente con miele di tiglio e di castagno.
E non è che ho saltato la cena. No.
E non è che mi senta appagata. No.

So che in cucina c’è la povera quarta michetta rimasta sola e davanti a me i due barattolini di miele sono ancora li aperti, un po’ per pigrizia, un po’ per dire a me stessa in modo subdolo e astuto che non è ancora ora di ritirarsi.


E’ un bene infine che siano finite tutte le tisane della buonanotte. Camomilla, Camomilla e finocchio, misto relax, melissa ed erbe di montagna. E’ un bene perché stasera sarei in grado di neutralizzarne drammaticamente i benefici salutari, pucciando nell’ordine:

- Un avanzo di chiacchiere comprate ieri e divorate come aperitivo (ma forse me le sono già mangiate a colazione...)

- I biscottini al latte che trovo all’esselunga, quelli divisi in monoporzioni di 4 biscotti

- Le utlime due bugie ripiene di crema alla vaniglia


Masticando uno stantio avanzo di cracker trovato nel portapane vuoto, mi soffermo sulla motivazione di questa voracità serale e concludo che:


- Quando manca così poco al lieto evento, la scusante sono incinta della quale hai già abusato negli ultimi nove mesi, (anche per compensare alla moderazione imposta sul fronte alcol), diventa sono incinta ancora per una settimana. Questa non indifferente variazione temporale, comporta l’improvviso realizzare che fra pochissimo dovrai concentrarti inesorabilmente e quotidianamente per un lunghissimo periodo al recupero di una forma che forse non tornerà mai. Non essendo più una bambina hai la perfetta consapevolezza dello sbatti che questo sforzo comporterà: sarà importante e faticosissimo. Essendo un’inguaribile edonista buongustaia (che tende a somigliare sempre più a Peter Griffin), al posto di pensare “mi porto avanti”, semplicemente agisci ingozzandoti per questi ultimi giorni. Fine della prima motivazione.


- Ore 17. Messaggio in segreteria lasciato alle ore 14.30 : “La preghiamo di richiamare al numero XXX per comunicazioni amministrative dal San Raffaele”.
Usti.
Fanno prima a richiamarmi loro. Le comunicazioni amministrative sono i dettagli per il ricovero. Giorno, ora, reparto, specifiche varie sul cesareo.
Ci siamo.
Mai come oggi, ora sto realizzando che ci siamo.
Ci siamo (come starà?) Lo vedremo (Come sarà?) Sta arrivando (Come si chiamerà?).


Nervosismo + trepidazione = ricerca di sfogo.
Ricerca di sfogo + donna incinta = cibo.
Cibo il giorno prima di fare la spesa= 3 michette con doppio miele alle 22, dopo due etti e mezzo di pasta (Almeno) non ancora digeriti.
Fine della seconda motivazione.


Pensandoci bene, entrambe le motivazioni possono essere considerate valide, anzi lo sono e si sommano. E allora ci sta anche che io vada in cucina a prendere la michetta rimasta sola. E magari anche quei biscottini al latte…tanto sono monoporzione.

Oggi, domani, ora. Pensieri sparsi.

OGGI:
Gli piace la musica: oggi ho portato mia nipote a vedere MammaMia e Acino se la ballava di brutto. Magari non diventerà ballerino... ma se diventasse musicista sarebbe una gran bella cosa.

Guardare gli occhi colmi di gioia ed entusiasmo della mia nipotina mi ha confermato quanto sia semplice ed incredibilmente appagante fare felice un bambino. Continuerà ad essere la mia missione.

DOMANI:
Conto i giorni e non vedo l'ora di (prime tre posizioni)
- conoscerlo
- pensare di voler fare l'amore e farlo
- dormire a pancia in giù

Stiamo già parlando di vancanze estive, di posti meravigliosi al mare dove andare in 3 magari a giugno, alla montagna d'estate, al viaggio. E'  la conferma che non siamo cambiati; e il nuovo arrivo non sarà che l'arricchirsi di una vita che era "quasi" perfetta.

ORA:
vado a rigirarmi nel letto, balena spiaggiata, per le ore a venire, a sbuffare un po', a cercare quella maledetta posizione che non c'è, ad aspettare il nuovo giorno che verrà.

"buona" notte.

venerdì 18 febbraio 2011

La promozione.



E chi l'avrebbe mai detto che con una telefonata sarei stata promossa, seppur temporaneamente, al ruolo di SemiDio? (altrochè General MAnager, countrymanager, cliet service director...)


Se è vero quello in cui credono i numerologi (e ne conosco uno abbastanza bene, direi), con uno scambio di parole di poco più di due minuti io e il mio medico, stabilendo insieme il giorno in cui nascerà Acino, abbiamo determinato il destino di mio figlio.


Ma  per metà.


Essenziale per la numerologia è anche il nome proprio. E la scelta in questo caso è totalmente affidata al futuro padre.


Ci sta questa equa divisione del potere divino e divinatorio. Due semi dei sotto lo stesso tetto.
Uno dei due però deve ancora fare onore all'altisonante promozione.


Fino ad un paio di settimane fa la  risposta alla mia domanda "allora?" era "c'è tempo". Ora che tale  modello di risposta risulta confutabilissimo, la nuova formula è "ma sì, poi vediamo".
Eh, va bhè, vediamo...
Poi...


Il  "poi" invece si sa e sarà  fra 10 giorni circa (ci siamo).  Non voglio scrivere la data precisa. non so perchè ma preferisco rimanere ancora sul vago. Forse devo ancora interiorizzare il fatto di sapere, forse, semplicemente voglio mantere un po' di indefinita incertezza tipica dei parti non programmati. O, da misantropa autonomista, non ho voglia che sapendo la data, la gente si precipiti "al capezzale". Non trovo così edificante la visione di me in ospedale e conoscendomi, sopporterò a malapena la vista dei parenti strettissimi altresì chiamati nonni.


A questo punto quel giorno sapremo anche quale sarà il vero nome di questo esserino irrequieto. E i due semidei potranno tornare a calarsi nei panni terreni di essere umani magari mangiandosi un filetto al sangue e brindando con un importante rosso delle langhe nel giro di pochi giorni.


Nel frattempo non ci resta che augurarci che il papà non si cali troppo nella parte del semidio. Considerando che ha una certa predisposizione e chiamiamolo interesse per le religioni orientali, non sia mai che davvero mi trovi tra le braccia Arjuna....


Ah dimenticavo, come in tutte le religioni che si rispettino, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo e potrebbe anche essere che Acino decida di farci l'ulteriore scherzetto e cambiare i voleri del cielo stabilendo di nascere quando pare a lui, prima della data determinata dal semidio "madre".
In quel caso ci starebbe anche Pollon...

Day 19. La valigia.


Post informativo indirizzato al target futura mamma. TEndenzialmente molto noioso per la categoria "uomo" anche se futuro papà.


Risale a dicembre la prima volta che mi hanno fatto la fatidica domanda:
"Hai fatto la valigia?"

Quel giorno, non avevo la più pallida idea di che valigia dovessi fare e di che partenza mi stessero parlando.
Oggi ho capito quasi tutto ma la valigia non è ancora finita e chiusa.

Almeno un mese prima del lieto evento ci si auspica che la futura mamma prepari tutto quello che porterà con sè in ospedale. La valigia conterrà quindi effetti personali della mamma e del bimbo.

Gira voce che presso alcuni rivenditori oppure on line, esistano delle liste in cui si trovi il contenuto della valigia richiesto da ciascun ospedale.
Io questa lista non l'ho mai trovata. Ma come sempre le supermamme che prima di me hanno già dato, sono state in grado di fornirmi dettagli e specifiche che neanche nei forum più frequentati e affollati, avrei potuto trovare.

Quantità:  due o tre di tutto.
PER IL BEBE' (bella la parola bebè)

- Tutine intere (quando sono andata a pagare alla cassa la prima tutina della mia vita, tronfia e fiera dell'occasione trovata in saldo al 50%,  la commessa, con tono un po' saccente e da negozio di marca francese per borghesi milanesi che sono addestrati dall'adolescenza a non far notare di badare molto ai saldi, mi ha chiesto se il bebè sarebbe nato prematuro. 
Ci manca solo questo...
"No, spero di no"  ho risposto.
In sostanza avevo sbagliato taglia e, diciamocela tutta, avevo sbagliato anche tutina avendola presa in cotone e non in ciniglia "a inizio marzo non fa ancora caldo e poi è il periodo in cui spengono i riscaldamenti incasa, ci vuole la ciniglia". mi incalza solerte la Saccente.
"bene, faccia lei".
Sono tornata a casa con una tutina rigorosamente in ciniglia, ahimè non in saldo e quindi spendendo 3 volte la cifra che tanto mi aveva resa orgogliosa per l'occasione trovata. Ma sono tornata a casa fiera di avere acquistato il primo capo per Acino, e soprattutto il primo elemento della valigia.

-Body (ho esagerato e ne ho presi 5. in questo caso la MammaLucia mi ha ragguagliato troppo tardi sul fatto che i primi body è meglio abbiano l'apertura sul fianco e non sotto la patella. I miei 5 ovviamente non corrispondono all'indicazione di MammaLucia. Ma in questo caso fa niente. Un altro passaggio dalla commessa saccente, no)

- Piccolo asciugamano. Pensavo di recuperarne un paio di quelli da bidet dall'armadio, ma sembra poco bello non avere tutto nuovo per i primi giorni (Poi si può passare al riciclo selvaggio sempre dalle supermamme di cui sopra). Me la sono cavata trovando un set da 3 asciugamani micro per ospiti molto trend (gli asciugamani) da ZaraHome all'80%. Non ho rivolto parola ad alcuna commessa.

PER LA MAMMA:

- Camicia da notte da parto. Che significa totalmente apribile sul davanti.
Se si va nei negozi specializzati, si trovano solo bianche e inoltre piuttosto care.  Adesso, considerando che, dopo quella faticaccia, non credo proprio ne uscirà un capo lindo e intonso, ma che molto probabilmente il camice di un macellaio all'orario di chiusura sarebbe immacolato in confronto alla camicia da notte indossata per l'occasione, la domanda è: "PERCHE' BIANCA????"
Consiglio saggio (sempre Lucia docet): mercato, o discount o supersaldo in grande magazzino. Ricerca dell'occasione da 4/5 euro, possibilmente colorata.
In questo modo, buttarla via e farne un usa e getta degno dell'occasione, non sarà una remora, ma una liberazione.

- Vestaglia: mi sono rifiutata. L'idea della vestaglia mi deprime moltissimo e soprattutto alimenta quella visione ospedaliera del paziente che nell'ora d'aria si trascina lungo il corridoio. SFX: lo struciare di ciabatte, di solito bordeaux o marroni, in velluto a costine o finta pelle lucida.  Anche no.

- Ciabatte: E' stata la mia nipotina ad ovviare spontaneamente alla descrizione di cui sopra, regalandomi un giorno, qualche mese fa, un paio di ciabatte in spugna fuxia con il mio nome stampato in caratteri cubitali color oro. Eccezionalmente Kitsch per l'occasione. Sicuramente controtendenza e forse una delle uniche occasioni nella storia dell'umanità in cui un regalo comprato in Autogrill si è dimostrato non utile, di più.

- Mutande in rete usa e getta. (entriamo nell'area scabrosa della lista). Mi sono limitata a chiederne qualche paia. Non una domanda di più. Sono taglia unica e nonostante la texture a rete credo si tratti del pezzo di biancheria meno sexi esitente al mondo. La guaina scioglipancia, o le mutande contenitive color carne in confronto possono essere considerate lingerie da Pigalle.

- Assorbenti post parto. Quando la commessa mi ha porto la confezione, sorridendo le ho fatto notare che non volevo pannollini per il nascituro ma assorbenti per me. Ahimè, si trattava della confezione  giusta (ha sorriso lei). Orrore nei miei occhi.
Questo lascia capire la dimensione dell'accessorio ma soprattuto ti schiaffa con violenza di fronte alla crudezza dell'evento e alle conseguenze che sono tutto tranne che candidamente romantiche....

- Calzini bianchi. Anche qui non si capisce perchè bianchi. se solo li trovassi fuxia e oro in pandant con le ciabatte...

A questa lista sono da aggiungere poi gli elementi che da dicembre ad oggi mi sono stati suggeriti dalle supermamme
- salviettine, copertina per lui, acqua o succhi di frutta (Acqua???), olio per le tette /Allattamento, fazzoletti di carta, pannolini etc etc . 
Diciamo che essendo il San Raffaele un centro commerciale, oltre che un ospedale, non avrò problemi a recuperare ogni genere di sostenantemento, bevande energizzanti e acessori inutili compresi

Ecco "l'essenziale" ancora qualcosa mi manca, ancora rispondo "non ancora" alla domanda che è diventata "Hai chiuso la valigia?". Il trolley è ancora aperto e aspetta di fagocitare quel body che ti hanno regalato all'ultimo e che magari serve, lo spazzolino che dimenticherai, il cappellino fatto a mano dall'amica della nonna... e  se continuiamo così, aspetta di diventare una Samsonite da traversata transoceanica.

Ma come tutte le valigie che si rispettino, verrà chiusa all'ultimo secondo sperando che non si rompa la cerniera.

sabato 12 febbraio 2011

DAY 11. Diamoci un taglio.

(titolo rubato alla genialità del copywriter che ho al mio fianco. anche per dare l'idea della sua capacità di fare ironia e di sdrammatizzare nei momenti in cui ce n'è davvero bisogno)

Acino sta così stretto li dentro che non si riesce neanche più a vedere bene. Il fatto che stia stretto significa però che è cresciuto, e, tronfio dei suoi 2,8 kg sembra dirci che resiste ancora un po' ma che fra poco vorrebbe anche vedere com'è la luce del sole.

L'incontro con il San Raffaele, con l'ecografo, con il dottore, con le assistenti, è stato più duro di quanto mi aspettassi. In realtà ci eravamo un po' disabituati al linguaggio "franco", diretto e crudo dei medici. Al loro rapportarsi con Acino e il suo "presunto problemino" in maniera esclusivamente teraupetica e medica, senza filtri emotivi, empatici o sdrammatizzanti.
L'approccio che abbiamo noi giorno per giorno è diametralmente opposto. Si basa su uno scambio di energie unico, che non necesstia di parole o definizioni, come un linguaggio solo nostro e totalmetne positivo. (In realtà si tratta di uno scambio non realmente biunivovo: io credo infatti che chi sta al mio fianco abbia questa meravigliosa e unica dote, che io non ho, di trasmettermi quella forza e quella serenità che non sarebbero sempre parte di me)

Torniamo al San Raffaele. A bomba. Ecco l'approccio.
Premetto che non cambierei FAbio, il nostro dottore, con nessuno al mondo. Premetto che rifarei tutto come l'ho fatto con lui proprio perchè è stato in grado di trasmetterci una reale copartecipazione e attenzione secondo me rara da trovare nelle circostanze che abbiamo vissuto e dovuto affrontare.
Ma e' pur sempre un dottore che ha a che fare con tragedie ben più gravi delle nostre e che fa il suo lavoro.

Quindi in 5 minuti ci ha detto che:
- ha continuato a studiare il nostro caso in questo periodo, la letteratura di riferimento, le nostre analisi.
- il fatto che non si è arrivati ad una diagnosi precisa, lascia aperte alcune ipotesi di displasie ossee. Quelle che potevano sembrare le più probabili (ho ovviamente rimosso i nomi, ma si tratta di malattie genetiche molto brutte) sono per lui non così avvicinabili al nostro caso in quanto mancano alcune altre caratteristiche nel piccolino. Ma vanno comunque prese in considerazione.
- oltre alla sospetta displasia ossea, potrebbero esserci anche problemi ortopedici di mancata calcificazione, demiralizzazione, plasticità eccessiva delle ossa.
- quindi lui e gli altri medici del pool hanno pensato che sarebbe il caso di programmare un taglio cesareo per evitare qualsiasi tipo di sofferenza del piccolo o eventuale frattura durante le manovre ostetriche

E CHE CAZZO.
In un secondo siamo tornati nei brutti pensieri ai quali abbiamo aggiunto (A 3 settimane dalla nascita di Acino) la possibilità di non farlo nascere naturalmente.
E CHE CAZZO
Delusione. Molta. Il parto naturale era probabilmente il fattore normalizzante di questa gravidanza. ERa tutta la parte che hanno tutti. Era la fine dell'attesa, l'impegno per la nascita, l'apice, il climax, la copartecipazione di mamma e papà, era il parto, il "portare al di là" con le nostre forze.
Alla delusione si aggiunga il fatto che, non essendo il nostro, un caso da parto cesareo, dobbiamo scegliere noi. Possiamo pensarci e dirglielo lunedì.
E CHE CAZZO.

L'eco va bene, lui sempre un po' stortarello e indietro ma le ossa lunghe sono cresciute ancora. Bene. Non ci resta che vederlo. Ma ormai, nei nostri pensieri c'è ora questa novità del cesareo che non avevamo assolutamente preso in considerazione.

Usciamo pensierosi. Subentrano ovviamente tutte quelle forme di diffidenza e perplessità che oggi mi sembra addirrittura irrispettoso nei confronti di FAbio riportare, ma che sono inevitabili pensieri. (quanto l'ospedale guadagna di pù con un cesareo, quanto è ormai diventato un intervento quasi di consuetudine, quanto ripara il medico da impicci che porterebbero a beghe se succedesse qualcosa, quanto è meglio interventire "tanto ormai lo si fa quasi di prassi",  quanto i medici non sono in grado di tenere in considerazione l'importanza emotiva, ancestrale, profonda e intima che può avere il parto naturale per due genitori).

La nonna di Torino dà il primo saggio consiglio: fate passare qualche ora prima di decidere. servirà.
Lui mi dà il secondo saggio consiglio: parla con una tua amica di cui ti fidi e che sa cosa vuol dire.
Sento così Lucia, che mai come in questi mesi si è rivelata angelo custode, amica che mi consoce dal profondo, e sento mia sorella, amica di sangue unita dall'indissulibile legame di una mamma fantastica in comune.
Parliamo io e lui.

Passa qualche ora (e qualche lacrima) e diventa naturalmente ovvio che è se per il bene e per la salute di acino, faremo anche questo passo in più-
Il suo bene arriva prima della nostra voglia di darlo al mondo secondo natura.

A questo punto che nasca, perchè da là dentro le prove che ci sta facendo affrontare sono sufficienti. E vediamolo Acinoduva, viviamolo; basta ipotesi, illazioni, decisioni da prendere, incertezze. Comodo stare lì, immersi nel tepore di una pancia di mamma, a sentire suoni ovattati, vedere luci soffuse, mangiare, bere, rigirarsi, spingere e scalciare senza prendere decisioni. Si unisca quindi alla nostra vita. siamo pronti a condividere tutti noi stessi con lui e a diventare più forti in tre!

La giornata si chiude con un messaggio del mio unico amico, Maxi, che mi colma il cuore di gioia e mi conferma che sarò una futura mamma fortunata che avrà al suo fianco l'amore vero e gli amici che davvero contanto.

Il day 12 è di nuovo una passeggiata.

giovedì 10 febbraio 2011

DAY 10. Vediamo

Sonno un po' inquieto, di quello che ti svegli da sola mezz'ora prima dell'ora a cui avevi pensato di doverti svegliare.
Un po' di agitazione c'è. Curiosità, sospensione, attesa.
Acino a monitor alle alle 10.30 al San Raffaele. E' tanto che non lo vediamo. Dal 7 gennaio. In questo mese e 3 giorni si è fatto sentire e non poco. Insomma. C'è.

I gatti tentano in tutti i modi di assediare la culla, la radio ride e io mi accingo a tirare su le tapparelle e vedere che tempo fa.

Vediamo.

Cielo azzurro, aria dolce, anticipazione di una primavera.

La porta del corridoio si apre. Abbraccio del mattino. Tazzina e si inizia la giornata.
Day 10. Vediamo.

sabato 5 febbraio 2011

Day 5. La Presa di Coscienza.

In questo momento, domenica mattina, fuori un bel sole, la radio canta, i gatti si rotolano e si lavano, lui dorme del riposo del giocatore, io sono seduta sul tappeto con le ruote in mano che finisco di montare il mezzo.



Sulla quantità di modelli esitenti (tutti con le stesse identiche funzioni), sui consigli delle amiche già mamme ed espertissime, sulle mode che cambiano e si alternano esattamente come se stessimo parlarndo di alta moda o pret a porter, sulle mamme milanesi per le quali anche la marca e il modello del TRIO servono a dichiarare all'esterno il proprio status (una specie di mini SUV), si potrebbe scrivere un pezzo di cabaret che se fossi capace a scrivere, sicuramente farebbe ridere.


Mi fermo quindi ad osservare l'opera incompiuta che giace al mio fianco, prendendo fiato e preparandomi a capire la differenza tra Navetta o Navicella (traduco, "culla"), Passeggino e Ovetto (ma anche seggiolino auto).


Ed è proprio in questa fase di investigazione, di ripresa e riposo, che la coscienza, sedata solo parzialmente, si ridesta e si ripropone con il PENSIERO ESISTENZIALE.


Li dentro, in questa casa, tra i gatti che si rotolano e giocano, mentre la radio suona e fuori c'è il sole di Milano, una domenica molto vicina ad oggi, fra circa 30 giorni (o forse molto meno, comunque stiamo parlando di settimane), ci sarà un bimbo.
Il bimbo, nostro figlio. Figlio di Mamma e Papà.


Mamma e Papà.


Mamma e Papà.


Un'incredibile sensazione di felicità e di amore immenso e compiuto si affianca al senso del "non so", dell'incognito, del tutto ancora da scoprire, e poi si alterna alla consapevolezza della forza che ci si sente ad essere noi due in attesa del tre, e poi di nuovo il pensiero barcollante che non trova il concretizzarsi di una dimensione che ancora non c'è, un po' di paura, e poi senso dell'attesa, curiosità. voglia di abbracciare.


I miei occhi si scaldano del sale di lacrima trattenuta. Io sorrido.


Felicità, amore immenso e compiuto.

Day 4. La Spesa di Coscienza.

IL TRIO.

3X1: da esperta di grande distribuzione, si tratta del meccanismo promozionale che in assoluto riscuote maggior successo: 3X1 = porto a casa 3 pezzi ne pago 1.
Nel caso dell' "acessorio" per bambini, si tratta del meccanismo che riscuote il maggior successo anche se non abbinato ad un vantaggio ecomico: 3X1 = porto a casa 3 pezzi (che monto alternativamente su un unico supporto con ruote) e ne pago 4: il supporto, l'ovetto, la navetta e il passeggino.
Diciamo che:
-  sfugge completamente il meccanismo promozionale
-  bisognerebbe avere una stanza in più per ammortizzarne l'ingombro
-  bisognerebbe iniziare con la fase di risparmio, per ammortizzare la spesa sostenuta.

Siamo alla prima vera spesa di coscienza (alla quale, sospetto, ne seguiranno negli anni a venire molte altre).  Nel senso che alle porte del parto, non avere neanche un posto dove adagiare il pupo e farlo dormire qualora dovesse nascere ora (il che può anche essere), ti fa un po' sentire genitore ingrato prima ancora di essere genitore. Il campanello della coscienza ti avverte che è il caso che tu possa dire e dirti che hai già pensato a lui e al suo arrivo a casa. E per giustificare il fatto che fin'ora non l'hai fatto, sei disposta ad uscire di casa un venerdì alle 5 del pomeriggio, ad entrare in uno di quei posti di luce al neon, disorientanti e immensi in cui hanno di tutto, dall'olio per il perineo, ai quaderni per il primo giorno di scuola, e a spendere almeno il 20% in più rispetto a quello che ti eri imposta di spendere. (meccanismo, questo, su cui fanno leva, o dovrebbero far leva, se fossero un po' scaltri, gli uomini di marketing delle grandi marche produttici).
Spesa di coscienza sostenuta. Il campanello si cheta.
Momentaneamente.
Perchè è da un TRIO ancora non finito di montare, è da questo odore di nuovo e di prima bicicletta, che dalla Spesa di Coscienza, vengo violentemente catapultata nella PRESA DI COSCIENZA. E qui si tratta di cose serie....

venerdì 4 febbraio 2011

Citazione

IF YOU CALL ME IT'S GONNA BE ALL OVER

(quando si dice che il poker è metafora della vita)

day 3. lenta disintossicazione,

Sono a casa dal lavoro da tre giorni e mi sembrano tre mesi. Non riesco a dare un'interpretazione convincente a questa sensazione. E' un po' come disintossicarsi, penso. Durante il distacco che porta alla salute successiva esiste  costante un attaccamento che si traduce in presenza anche nell'assenza.
Fine del delirio.
Acino sarà anche redentore dalla materialità cronica in cui il ripetersi quotidiano di un'esperienza, anche se non sempre positiva, viene interpretato come parte integrante, anzi, fondante, della propria esperienza di vita.
Non avevo detto fine del delirio?

per il resto, tutto nella norma: mani gonfie, dolori addominali, caviglia incazzata, i Griffin della buonanotte e lui che mi chiede se voglio un po' di sambuca. ah la sambuca....

mercoledì 2 febbraio 2011

Day 2 - Genesi, capitolo 3

"moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze: con dolore partorirai figli"

Sembra sia questo l'augurio che quel mattacchione di Dio fece ad Eva per il motivo che conosciamo. A saperlo che quel dispettuccio ad Adamo ("dai dai, prendi quella mela e mangiamocela, e che sarà mai!") le sarebbe costato le pene del travaglio, forse se ne sarebbe stata anche zitta.

Il fatto incredibile è che quella frase scritta da io non ho capito chi, ancora oggi in un certo senso ha un peso importante sulla pratica del parto nel 2010. Hai voglia a sostenere che la bibbia va letta nel suo senso metaforico... c'è chi arriva a pensare che se partorisce senza soffrire non va bene, non è giusto e magari potrà avere ripercussioni addirittura sulla vita del figlio (chessò, tipo  lo bocceranno in terza)

Oggi ho fatto la visita dall'anestesista per l'epidurale.
Non è una visita medica ma un colloquio in cui ti senti dire che il dolore che si prova durante il parto non è utile e ha fisiologicamente il solo scopo di avvertire la donna che sta iniziando il travaglio e che quindi eliminare quella sofferenza è giusto, fa bene anche al bimbo e non deve generare sensi di colpa.
L'obiettivo è quello di avere l'autorizzazione a fare l'epidurale quando si arriva in ospedale, di conoscere l'anestesista, e di saperne di più (il medico ti spiega anche come funziona, e ti lascia  un opuscolo dove scoprirari che c'è scritto esattamente tutto quello che ti ha appena detto).
Il tutto per 160 €. Stica  8 € al minuto. dal punto di vista del puro marketing, consiglierei loro di eliminare la conesgna dell'opuscolo. senonaltro per non sminuire totalmente il ruolo del medico e non far pensare al paziente che sta pagando un opuscolo 160 €.

Comunque questa è fatta. E so che sentirò tutto quello che accade, che non perderò la volontà di spingere e neanche le sensazioni proprie di quell'icredibile momento.
Manca ora l'eco del 10 febbraio anche se l'impaccio che mi sento addosso mi fa pensare ogni tanto che il 10 questo pupo potrebbe già essere comodamente svaccato nel suo passeggino, non più incastrato in quell'angusto spazio che è la mia pancia gigante. 

hanno iniziato i lavori nella casa in campagna. e se la similitudine del primo mese tra la nuova avventura che iniziava con quell'acquisto e la nuova vita che iniziava a crescere è vera, possiamo dire che anche acino ha iniziato i lavori per uscire. E io me ne sto accorgendo.

martedì 1 febbraio 2011

Day 1 - It's ok

This is my chance, this is my life,

This is my hope in an alleyway
This is my chance, this is my voice
There may be no more tomorrow
This my plea
This is my need
And my time of standing free
This is my step
This is my day
And the world is never the same

It’s ok

It’s ok


Grazie a chi me l'ha ricordato.

il primo giorno di attesa.

Ieri ultimo giorno di lavoro.
Dopo 13 anni e 10 ore al giorno di telefonate e meeting, presentazioni e conference call, risate e sguardi torvi, silenzi ed urla, corse e attese, approvazioni e rifiuti,  soddisfazioni e delusioni, lotte e rassegnazione,  pranzi di plastica e pranzi di porcellana, tavoli singoli e tavolate, appuntamenti e disdette, amici e colleghi, colleghi e clienti, albe e tramonti, notti e giorni, incontri e scontri, vittorie e sconfitte, litigi e abbracci, power point ed excell,  aerei e treni, mail e fax, contratti e disdette, conti e concetti, oggi è il primo, fatidico giorno di maternità.  Esco dalla mia seconda casa, esco dal tutto e dal contrario di tutto, entro nella vera attesa. e realizzo che dura "solo" un mese. 

Per celebrare l'unicità dell'evento e della mia nuova condizione, inizia oggi la cronaca giorno per giorno di un mese insolito. Ameesso che si tratti di un mese.

domenica 30 gennaio 2011

Il signor Renè


Domenica di blocco del traffico a Milano. Di quelle in cui se si sta a casa ci si sente ovattati in un silenzio di neve e di “dove sono andati tutti?”; se si esce ogni cosa è ferma e ci si sente dentro ad un plastico.
Scendo a prendere il giornale (l’edicola sarà già chiusa visto che è la una), torno indietro piano piano cercando di interpretare ogni singolo dolorino passo dopo passo (per me può nascere in qualsiasi momento. Sto aspettando)


Appoggiato alla clér serrata del bar di Mimmo, un signore anziano si regge a stento in piedi e respira con affanno. Io sono dall’altra parte del marciapiede e aspetto un po’ per vedere se si riprende.
Attraverso la strada.
Mi avvicino.
“Signore, ha bisogno di aiuto?”


Ha gli occhi lucidi, che a momenti traboccano di lacrime e di colpi di tosse da poco passati. Non mi parla ma con la mano fa cenno di no.


“Ma è sicuro? Vuole che chiami qualcuno? Si lasci aiutare, l’accompagno”


Lui mi indica la mia pancia. Come per dire. “Come faccio a chiedere una mano ad una donna che dovrebbe essere assistita più che assistere”
Mi da il la. Ci riprovo.
“Ecco, proprio perché siamo in tre e cammineremo piano piano. Dove abita, signore?”
Mi risponde con voce roca e rotta dall’affanno che abita nella via affianco, a pochissima strada
Lo prendo sottobraccio e ci incamminiamo.


“Meglio morire. Ad ottant’anni meglio morire che rimanere in vita conciati così”

Come attacco di conversazione non è male.
Cerco di dare una risposta positiva e ottimistica ("magari è un momento così, poi si riprende e starà bene…") e nel mentre mi rendo conto che non c’è molto da dire, che non so cos’ha, e che forse ha anche ragione.
Camminando si riprende un po’, e come ogni vecchio che si rispetti inveisce contro la gente che chiede solo favori e lui che ha fatto tanti favori alla gente e le poche volte che ha chiesto, mai gli è stato dato.
Questa riflessione lo riempie d’ira, mi indica il Bar Babilonia, chiuso come tutto oggi.
“Vede questo? Questo è uno stronzo!” e tira una manata poderosa contro la saracinesca del negozio. Io sobbalzo, e tenendolo sotto braccio aumento il passo.
Direi che il signore si è ripreso e che quelli del Bar Babilonia non gli stanno molto simpatici.

Proseguiamo e arriviamo al suo portone. Abita lì da 38 anni. Lui ha la chiave. Riesce ad inserirla tranquillamente nella toppa. Gli chiedo se ha tutto a casa, se gli serve qualcosa.

Si volta, mi sorride, gli occhi ancora bagnati di vita e di fatica, mi sfiora la guancia con una carezza di ottant’anni, come quelle che mi dava il nonno Mario e sorridendo mi dice:

“Io mi chiamo Renè”.


Io mi chiamo Roberta. In bocca al lupo Renè.


E così in questa domenica interrotta io ed acino abbiamo portato a casa il Signor Renè.


La vita che incontra la vita.
Poco prima del momento che ne segna il miracoloso principio e poco prima del momento che ne segna la fine desiderata.

domenica 23 gennaio 2011

questione di culo.

Da due settimane è comparso un nuovo male: un bruciore tipo ustione, sotto la tetta destra, mi fa penare. LA pelle in quel punto perde di sensibilità ma se la sfioro brucia. All’interno è come se avessi un cerino acceso proprio lì…Un nuovo motivo per non dormire.



Decisamente debilitata e lamentosa, mi trovo nella parte di quella gravida e stanca... questo mi fa incazzare. Reagisco cercando di ignorare la cosa e partecipando anche a week end fuori porta in luoghi montani dove, stranamente, si trova anche un casinò. Ma il dolore non cessa.


I forum che proliferano di post su sintomi improbabili e generalmente legati ad episodi drammatici e infausti, (quei forum che non bisognerebbe mai leggere, soprattutto in questo stato) mi rendono noto che si tratta di un sorta di infiammazione di un nervo che può comparire all'ottavo mese e che per forza di cose ti devi tenere. Il medico dice più o meno lo stesso. Tachipirina per calmare il fastidio. Placebo.


DAll’ultima eco avevamo visto che nel punto dove mi brucia lui ha il sederino.


A questo punto, speriamo almeno che questa presenza di culo così sentita possa influire positivamente sul torneo di domani.

venerdì 14 gennaio 2011

dopo i bagordi - 7 gennaio ore 11.30. Eco.

Prima di riprendere il lavoro e dopo 3 settimane di brasati al barolo, panettoni, agnolotti, brindisi e regali, vini di Borgogna, ostriche e cruditè.

Ho una lista di domande ed osservazioni da fare a Fabio (dottore) che è disarmante. Tornando da Parigi ci siamo detti e resi definitivamente conto che in realtà non sappiamo un cazzo di quello che deve capitare. Non sappiamo neanche dove dobbiamo andare quando è il momento. E, ancor peggio, non credo di sapere quando posso dire che è il momento. (Tra tutti gli accadimenti degli ultimi mesi, diciamo che il corso preparto è stato l’ultimo dei miei pensieri) .


Per dare un’idea riporto parte della lista:


- Dove andare? Pronto soccorso o ambulatori? - Male sotto la tetta destra - Farsi dire cosa è una contrazione - Corso preparto? – Anestesista – Ostetrica - Stanza - Valigetta (Che merita un post a parte)


Fabio non sapeva di parigi ma dice di avermi trovata bene. Ho barato come al solito di circa un chilo sul totale dei 12 acquisiti. E’ più forte di me, molto femminile e ancestrale.


Siamo sereni, direi, come se non ci trovassimo al secondo verdetto dopo il primo positivo di tre settimane fa.


Ed eccolo Acino in tutto il suo splendore a testa in giù. Ben piazzato, mi si dice, ben messo. E cresicuto!


Pur sempre un po’ storto di gamba, ma ancora cresciuto. “un bel bambinotto” Viene come sempre misurato come un abito di sartoria e visto che tutto sembra positivamente incoraggiante, decidiamo di vederci al San Raffaele fra un mese. Tanto ormai non abbiamo che da aspettare per capirci di più. Quello che è accaduto li dentro durante quella settimana 23 rimarrà forse un insoluto, insolito mistero.

Borgogna e Parigi 2-6 gennaio. NOI SIAMO STATI

Secondo viaggio oltre confine d Acino. Magari non ha visto nulla. Ma di sicuro ha sentito.
E si è fatto sentire -
Prima volta che ho pensato davvero "adesso nasce".
Forse i 15 km a piedi al giorno, o i 196 gradini delle catacombe, o le 6 ore al D'Orsay o la voglia di nascere nella Ville Lumiere (Che di sicuro fa molto più figo di Segrate).

E di nuovo 5 giorni indimenticabili.
Eccoci nelle  parole di Verlaine

"Noi saremo“


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero? Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell'amore isolati come in un bosco nero, i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera. Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame, e inoltre ricoperti di una dura corazza, sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Non ci preoccuperemo di quello che il destino per noi ha stabilito, cammineremo insieme la mano nella mano, con l'anima infantile di quelli che si amano in modo puro, vero?



N'est-ce pas ? en dépit des sots et des méchants Qui ne manqueront pas d'envier notre joie, Nous serons fiers parfois et toujours indulgents.

N'est-ce pas ? nous irons, gais et lents, dans la voie Modeste que nous montre en souriant l'Espoir, Peu soucieux qu'on nous ignore ou qu'on nous voie.
Isolés dans l'amour ainsi qu'en un bois noir, Nos deux coeurs, exhalant leur tendresse paisible, Seront deux rossignols qui chantent dans le soir.
Quant au Monde, qu'il soit envers nous irascible Ou doux, que nous feront ses gestes ? Il peut bien, S'il veut, nous caresser ou nous prendre pour cible.
Unis par le plus fort et le plus cher lien, Et d'ailleurs, possédant l'armure adamantine, Nous sourirons à tous et n'aurons peur de rien.
Sans nous préoccuper de ce que nous destine Le Sort, nous marcherons pourtant du même pas, Et la main dans la main, avec l'âme enfantine
De ceux qui s'aiment saris mélange, n'est-ce pas ?

domenica 9 gennaio 2011

17 dicembre. l'Acido desossiribonucleico

Di base non ci avevo capito un cazzo. Pensavo che con l’analisi del DNA si potessero escludere un migliaio di malattie genetiche sulle 5000 ad oggi conosciute. Quindi non tanto ma già qualcosa.

La genetista che mi chiama sul cellulare mi ha comunicato che sono arrivate le analisi e che possiamo escludere sia il nanismo da circo che la seconda forma che hanno verificato che mi sembra di capire sia una tipologia di male grave che porta anche al decesso precoce.


Due malattie su 5000. Non 1000. Non avevo capito un cazzo.


Però per me quello che conta è che è cresciuto è che ha dato un segnale a tutti i telespettatori che lo guardavano. È che il pubblico è esploso in un applauso che si è concluso in una standing ovation. L’arena echeggiava di un tifo mai sentito. Canti e cori si alzavano dagli spalti. Striscioni, stendardi e bandiere coloravano le curve. Tutti erano per lui, con lui. La folla in delirio saltava gioiosa e, incapace di frenare l’entusiasmo e la gioia, accennava ad un'invasione di campo. Il desiderio di abbracciare il guerriero, Acinoduva, si alimentava e agitava gli animi. Ma ognuno fremeva e gioiva restando al suo posto. Lo sapevano. Non mancava poi molto. Ancora due mesi di attesa e l’eroe si sarebbe svelato al mondo intero. Chissà con che occhi e che muso impertinente.


Buon Natale.

16 dicembre: Milano – Segrate. Visita prima di Natale. La tangenziale ci ha fatti penare. (1 ora e 20 minuti)

Davanti al monitor oggi sono in 5. Più di una star. Un divo.

Medicese: Anomalia scheletrica. Si conferma referti delle precedenti ecografie con crescita scheletrica delle ossa lunghe.


Traduzione: Cazzo è cresciuto. Non ce l’aspettavamo. Direi che possiamo escludere le forme di nanismo che avevamo preventivato (ma aspettiamo i risultati del DNA). A questo punto si aprono le porte alle problematica ossea (gran bene) si potrebbe sentire un ortopedico. Vediamoci a gennaio.


Vallo a capire sto esserino che si agita nella mia pancia. Vallo a capire….

10 dicembre: Io volo

Sono passate tre settimane ed eccoci catapultati allo studio in zona Pagano per ecografia. Anzi per L’ECOGRAFIA.


Temevo che non si riuscisse a fare perché il cuore mi batteva troppo forte.


Eccoci a guardare di nuovo la star su quel monitor. Eccoci a sentirci dire che quello che non si prevedeva accadesse è accaduto: ACINO E’ CRESCIUTO. Tutto. Anche le gambine. Sempre un po’ storte ma più lunghe, quasi giuste per la settimana in cui mi trovo che dovrebbe essere la 27. Fabio è felice e gli si vede in viso. Specifica che comunque dobbiamo stare con i piedi per terra, aspettare giovedì l’eco in alta definizione al San Raffaele.

STICAZZI ai piedi per terra.
IO VOLO.

7 dicembre. Sant’Ambreus

Decidiamo di passarlo in montagna.


Bicchiere mezzo vuoto: un metro e mezzo di neve e non poter sciare.


Bicchiere mezzo pieno: divanate davanti al caminetto mentre fuori fiocca, come se non ci fosse un domani.


Acino apprezza.

6 dicembre. Altro che primo trimestre.

Alla faccia del 6° mese. Fino a qui fisicamente tutto una favola. Essere incinta e non sentirlo. Stare davvero bene. Digerire regolarmente, Mangiare e bere di tutto. Nessun alimento che dia fastidio. Nessun dolorino strano, nessuna perdita, nessun impedimento, impaccio. Solo energia e regolare stato di salute.

Poi di colpo arriva il sesto mese che sancisce la definitiva consacrazione e trasformazione della futura madre in un Teletabbis. E spesso ci si sente più vicini ad una trasformazione da film di fantascienza piuttosto che ad un fisiologico cambiamento del corpo della donna che si prepara a dar spazio nel grembo ad un bimbo che cresce e che presto nascerà. Sticazzi. Qui mi sembra di preparare il cocoon ad Alien.


Riporto pertanto i tre principali sintomi del teletabbismo che fanno le pippe ai minimi fastidi del primo trimestre.


1. Stanchezza. Il problema non è più addormentarsi sul divano alle 9.30 ma è essere spossati all’idea di allacciarsi le scarpe


2. Impaccio. Un volume inaspettato si piazza esattamente a metà strada tra la parte superiore e quella inferiore del corpo limitando drasticamente la liberta di movimento.


a. Piegamenti interdetti. La mattina guardo gli stivali e spero che si mettano loro ai miei piedi. Ma niente. Ho affinato una tecnica per togliermi i pantaloni senza piegarmi. Capisco solo oggi l’utilità della paletta (per la scopa) con il manico lungo e del cestino della spazzatura che si apre schiacciando il pedale. Mi pento di non averli mai presi in considerazione nei miei acquisti. E’ possibile proseguire il quotidiano rito di sedersi sul tappeto per cenare al tavolino basso solo a condizione di essere agevolati nella successiva fase di ritorno alla posizione eretta o meglio, seduta sul divano.


b. Passaggi stretti proibitivi. Tra la sedia e il muro. Tra due scaffali. In coda. L’istinto ti porta ancora a metterti di profilo e a tirare indentro la pancia per passare- Poi ti accorgi che occupi molto meno spazio se non ti giri. Un po’ come nella tipica battuta “fai prima a scavalcarla che a girarle attorno”


c. Accelerazioni. Causa ritardo, macchina in seconda fila, metro che parte. Niente da fare. Si reggono circa una decina di passi lunghi. Generalmente poi si desiste perhcè ci si immagina visti da fuori.


3. Insonnia. Sono praticamente sicura che si tratti dell’intelligenza del corpo umano, del prodigio della biologia, che ti porta ad abituarti un po’ di mesi prima al fatto che fra poco non dormirai più. Dal sesto mese non ho più avuto il piacere di dormire una notte di filata. Cause:


a. LA posizione. Si tratta del problema principale (Credo comune ad acino che si agita quanto me, ma lui sia di giorno che di notte). Ok Ok si dorme sul fianco. MA vogliamo parlare dell’indolenzimento delle costole che rimangono schiacchiate da un carico di oltre 10 chili non previsto? Allora ti giri dall’altra parte. Ma essendo la cassa toracica simmetricamente distribuita tra ds e sx, la questione si ripete. Allora opti per la posizione supina. Tipo cadavere. Personalmente abbino la posizione supina al non dormire. Perché mi da l’idea che io stia guardando il soffitto assillata da pensieri (che non ho visto che il mio unico pensiero è quello di risucire a dormire) e quindi non dormo.


b. L’insonnia di acino. Adesso io non so se lui sa che è notte ma sono certa che non sa che di notte si dorme. Lui si allena. E mi legna. Le doppiette sono il suo forte. Se sono calci, vorrà dire che per ora non risente molto del femore curvo. Se sono pugni, sarà un campione di boxe. Considerando che non sto proprio dormendo causa punto 3a, non faccio che prolungare il non dormire


c. Circolazione a puttane. Ormai il famoso formicolio alle mani, risulta essere, di notte, pari ad un principio di cancrena. Mi ritrovo così alle 4 del mattino a fare ciao ciao al muro per riattivare almeno le funzioni vitali degli arti superiori. LA caviglia che mi sono distorta due anni fa al concerto dei Subsonica mi fa presente che c’è e che non l’ho curata bene, ogni notte. La sensazione è difficile da spiegare ti viene da tirartela via, in sostanza. NE consegue che dormo con un inutilissimo salsicciotto (Che sarebbe il bracciolo di un divano) sotto i piedi. Almeno ho la altrettanto non utile sensazione di fare qualcosa per risolvere il problema. E poi so se il giorno dopo pioverà

30 novembre. La medicodemocrazia.

Essere seguiti da un’equipe ospedaliera ti fa capire davvero come tutto è relativo.


La problematica di acino per i medici è una tra tantissime che quotidianamente affrontano.
Per me è l’unica cosa al mondo alla quale ora un medico deve pensare.


Per loro è un caso da considerarsi non grave in confronto a quello che ogni giorno vedono e affrontano.
Per me è IL CASO.


Loro sono sempre di fretta, dopo di me c’è un altro “accordo” da vedere al volo e poi un’altra visita, un altro caso, un altro ancora…
Per me io sono la priorità.


Frequentando però quegli ambulatori, non si fatica a comprendere che non si può pretendere da loro di essere seguiti e cullati come vorremmo. In alcuni casi è indispensabile sacrificare l’aspetto qualitativo (In termini solo di trattamento personale e rapporto medico paziente) per privilegiare quello quantitativo (aiutare e curare il maggior numero di pazienti). Questo l’ho capito. E per questo non mi sorprendo se al sesto giorno dopo la villocentesi, mandando un sms al ginecologo per chiedere se ci sono novità sui risultati, leggo in risposta “sul cariotipo nessun problema. La parte di cromosomi è tutta a posto, ma del resto su questo non avevamo dubbi. Aspettiamo i risultati del DNA. Non so quando”.


Insomma Gambetta (nuovo nick di Acino) non è mongolo. Sarà pur vero che loro non avevano dubbi su questo, ma è altrettanto vero che il primo risultato positivo dopo quel venerdì è ossigeno puro che dà quasi alla testa. Andiamo avanti.

23 novembre. Quello che ho capito ad oggi.

E’ quasi sicuro che non avremo una diagnosi.


Gli esami servono però ad escludere alcune patologie e malattie


Quello che conterà di più sarà vederlo alla prossima ecografia.


I risultati dei cromosomi arrivano in 5 giorni


Quelli del DNA In un mese circa (minchia)


Si va avanti.

Del resto cos’altro si potrebbe fare?


Siamo forti. (o si deve ancora crollare?)


Siamo forti.

22 novembre - Milano - Segrate - Appuntamento in tarda mattinata. Tangenziale assicurata (40 minuti)

Esame piuttosto fastidioso. (molto direi). Acino ha regolarmente reagito da Dio. Questo è un guerriero.
Nessuna controindicazione. Già che c’eravamo abbiamo dato un'altra occhiata con l’ecografo ad alta def.


A distanza di una settimana non si può valutare se è cresciuto o meno. Ma sentirmi dire che il resto è sempre tutto regolare, male non fa.


3 giorni di riposo. Sono stata mai a casa dal lavoro 3 giorni? Forse no. (mi chiedo se sia un bene o un male)

21 novembre. L’attesa

I giorni passano e io mi chiedo perché non crollo. Quello che ho capito ad oggi è che dovremo aspettare e che vedremo veramente come sta questo acino d’uva solo facendo passare del tempo. In fondo anche lui deve crescere. DEVE crescere.


L’animo è buono e ho raccontato la cosa ad alcuni (Pochissimi). Non voglio musi lunghi o atteggiamenti da “ti sono vicino”. Voglio solo vedere cosa succede. Al mio fianco ho una colonna portante. Cemento armato. Energia positiva pura. Essenziale.


In tutto sto rebelot, penso anche a cosa pensa, sente, sa, lui. Allora, io credo che non sappia assolutamente niente ma che senta di stare un pochino stretto li dentro. Che apprezzi molto le mie scelte culinarie ma che spesso stia come quando noi non troviamo la posizione a letto. È un po’ insofferente. Scalcia come un dannato. Reagisce al cibo (visti i genitori…). E’ iperattivo. Al limite del fastidio. A volte mi chiedo se sia un suo modo per dire qualcosa….

19 novembre Milano - Segrate - Appuntamento al cantar del gallo, Milano non ancora in stallo. percorso cittadino (40 minuti circa)

Dai Genetisti. Rieccoci in macchina. Pronti ad affrontare la città tentacolare. Siamo positivi. Sempre più sorpresa di me.
Gli incontri che ci vengono fissati si chiamano “accordi”. Che vuol dire che scavalliamo sempre tutte le code perché qualcuno ha messo una buona parola visto il caso piuttosto anomalo o urgente. Una volta tanto il trattamento di riguardo non dipende dal Dio denaro. Sarà mica la conferma che è principio universalmente comune il fatto che la salute stia prima dei soldi? Bhà, non non diciamo cazzate.… Dubito ma oggi mi piace pensarlo.


Eccoci con il nostro accordo a raccontare ad una dottoressa che:


- mia sorella è nata con 6 dita,
- mio papà ha il quarto e quinto dito dei piedi non totalmente separati,
- la mia famiglia è un po’ lillipuziana (per intenderci, il mio metro e sessanta è visto come un prodigio)
- io e lui non siamo parenti. (In verità io il sospetto l’ho sempre avuto. Sarà mica vero???)


Dalle eco che vede, la dottoressa genetista non fa che confermarci quanto abbiamo già sentito. Può essere nanismo ma di nanismo ci sono molte tipologie. Può anche non essere perché non vede tutti i sintomi che però potrebbero comparire in queste settimane, che però potrebbero non comparire mai. Che però….


Di prassi si tende ad escludere il nano da circo. Già qualcosa. (teniamo aperta l’opzione fantino e tante altre…) Ma non è detto.


Ecco, per brancolare un po’ meno tra tutti quei “ma…”, “forse…”, “però….”, decidiamo di fare una villocentesi (la puntura che preleva un po’ di villi coriali, l’habitat di acino – che non è mosto) tardiva (di solito si fa prima del terzo mese) per poter escludere sia problemi cromosomici che alcune patologie genetiche tramite l’esame del DNA.


Lunedì prossimo. Bene.

15 novembre – il potere temporale e il potere spirituale decidono di decidere per me.

Abbandono nel frattempo l’opzione-azione più drastica che inevitabilmente avevamo preso in considerazione. E ci tengo a dire che l’abbandono perché non c’è una diagnosi che la supporti. E che personalmente trovo aberrante il fatto che al quinto mese e mezzo lo stato decida al posto tuo come desideri agire. Mi fermo qui per non aprire un’ammorbante parentesi sulla libertà di scelta e di arbitrio, su Castel Sant’Angelo e il legame indissolubile del potere temporale con quello spirituale che, mi pare di poter dire, non è che si occupi molto dello spirito. Cercheremo di avere tutte le info possibili entro la 30sima settimana. A 300 km da casa, ma non a casa, ci sono strutture che ti aiutano, assistono e affiancano fino a quel termine. Altroché a casa.

15 novembre – Traduzione a fronte.

3 medici un’assistente ed un’ostetrica ad osservare con me quel monitor e Acino che placido sguazza nel suo mondo acquatico e primordiale. Osserviamo tutti i dettagli: perfino la posizione delle orecchie, la distanza tra i due occhi, il palato, le labbra. Che miracolo della natura.

Non so come sia possibile, ma nell’eccesso di realismo, distaccamento, freddezza e, come dire, deviazione professionale che li porta a prevedere il peggio, i dottori mi fanno uscire dall’ospedale con uno spiraglio di luce un più. C’è più ottimismo. Bho. Misteri dell’animo umano. O semplicemente saper cogliere anche il buono del boccone più amaro. Non so.


Ecco le indicazioni in medicese: Sospetto di alterazioni nello sviluppo. Indicazione- Anomalia fetale: Anomalia strutturale a carico di femore, tibia e perone bilateralmente, prevalentemente a sinistra. Restante morfologia fetale nella norma. Ritardo di accrescimento. E la diagnosi: Si esegue consulenza circa il possibile significato delle anomalie rilevate a carico delle ossa lunghe degli arti inferiori. Si programmano consulenza genetica e ulteriori controlli ecografici. Si consigliano controlli seriali.


Traduzione: C’è il problemino di cui sopra. Ma non è che si capisca molto bene. C’è il sospetto della cosa brutta ma potrebbe anche non essere. Vedremo i genetisti nel più breve tempo possibile, e faremo ecografie ravvicinate per vedere come cresce.


Ci avvisano che, comunque, al 99% non approderemo ad una diagnosi definitiva e che il tutto verrà fatto per escludere alcuni mali. Va bhè. Cominciamo ad escludere. Già qualcosa.